15 ottobre 2008

Si fa ma non in strada



di Fiorenza Valentini
(Immagine tratta da qui)

Il Consiglio dei Ministri dell’11 settembre 2008 ha approvato il disegno di legge su "Misure contro la prostituzione" messo a punto dal ministro Mara Carfagna. Più precisamente “Modifiche alla legge 20 febbraio 1958, n. 75”, cioè modifiche alla notissima Legge Merlin che vietava le cosiddette ‘case chiuse’, comunemente chiamate ‘casini’.
Complimenti vivissimi! Bravi, bel lavoro!
La motivazione di dette modifiche è che la prostituzione in un luogo pubblico è considerato fenomeno di 'allarme sociale' e come tale è reato e va punito, perfino col carcere, in egual maniera fra chi la esercita e chi se ne avvale. Prostituirsi nei parchi, nelle strade, in campagna sarà quindi vietato.
Definizione di “prostituirsi”: Far commercio del proprio corpo per denaro o per interessi materiali… o altri vantaggi (lo Zingarelli, 2003). Altri vantaggi, appunto. Come far carriera nell’ambiente dello spettacolo, o nel mondo del lavoro, oppure per ottenere ottimi voti a un esame universitario, e via dicendo. Ma questa non è, per il DDL Carfagna, da considerarsi prostituzione. Insomma rimane lecita la richiesta “Se sei gentile con me…”.
Dice il ministro Carfagna “Come donna, le case chiuse mi fanno rabbrividire...” (La Repubblica, 11 set 2008). Allora, le case chiuse no, per strada e in luoghi pubblici nemmeno; considerando che prostituirsi è tuttora un non-reato, è assai probabile che l’adescamento a scopo di commercio sessuale venga d’ora in poi praticato al coperto (garage e roulotte compresi), al chiuso, nelle case o negli alberghetti già adibiti da decenni a tale scopo, che tutti sanno dove si trovano e chi ospitano e per fare cosa, basta che non si veda in pubblico e non si venga a sapere. Ma se è reato adescare per strada e in luogo pubblico, qual è l’immancabile scappatoia per proporre l’offerta di tale servizio? Potrebbe essere un elegante biglietto da visita, con una breve descrizione delle prestazioni, abilmente camuffata sul tipo delle proposte dei solarium o dei centri di estetica.
Viene da chiedersi come faranno le forze dell’ordine a comprendere e valutare se si tratta di prostituzione. Poiché “Con l'attuale normativa, infatti, è punibile solo il reato di adescamento che, però, risulta di difficile definizione” (La Repubblica, 11 set 2008), per assurdo c’è il rischio che una brava ragazza* abbigliata ‘a rischio’ (generosa scollatura, minigonna, tacchi a spillo) offra qualcosa da bere a un amico al bar, e si ritrovino entrambi fermati o addirittura arrestati con l’accusa di presunta prostituta e presunto cliente.
Sarebbe comunque ottima l’idea di togliere ragazze, donne, travestiti ecc. dalla strada, ma con il DDL Carfagna appena sfornato ci si limita a spostarle, e il non-reato di prostituzione rimane irrisolto.
Se ne parla da anni di una probabile ed efficace soluzione del problema: riaprire le ‘case chiuse’, registrando donne e clienti, con regolari controlli sanitari e, naturalmente, rilascio di scontrino fiscale per le prestazioni – magari con un menu relativo alle varie offerte, messo in bella evidenza nell’anticamera – e conseguente dichiarazione dei redditi… e che redditi!

Perché l’ipotesi non viene neppure presa in considerazione, né tantomeno proposta in Parlamento? Per chiarimenti chiedere informazioni al Vaticano.

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* Doveroso precisare che molte prostitute sono brave ragazze, che si ritrovano nel giro perché trascinate dall’ignoranza, da qualche ‘fidanzato’ infame, non ultimo da quel vero e proprio adescamento che viene operato verso ragazze immigrate con la promessa di farle lavorare onestamente.

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