15 aprile 2008

Pane ed ecocombustibili




di Oscar Novello

Negli ultimi mesi abbiamo tutti potuto notare come il prezzo del pane e della pasta sia salito in modo considerevole. Ne hanno parlato i giornali; abbiamo visto i servizi in televisione con interviste a consumatori un po’ arrabbiati, e con panettieri che si giustificano che tale aumento non dipendeva da loro, e così via.
Come al solito la “notizia” ci descrive cosa è successo ma non il perché è successo.
Secondo un rapporto della United Nations Food and Agricolture Organization, il prezzo della farina è aumentato più dell’80% in un anno, mentre quello del mais è salito di un 25%. Come al solito, questi aumenti vengono a pesare in maniera sproporzionata sui Paesi del Terzo Mondo. La F.A.O. stima che il conto finale per l’importazione di cereali aumenterà di un terzo (e sarebbe già il secondo anno consecutivo) nei Paesi che necessitano di aiuti in derrate alimentari. I prezzi sono talmente saliti che la World Food Program, che quest’anno pensava di poter sfamare con aiuti alimentari circa 73 milioni di persone, ha dichiarato che si trova costretta a ridurre o le razioni di cibo o il numero di persone da aiutare.
La causa principale di questi aumenti sproporzionati di prezzo delle derrate alimentari è legata ai combustibili biologici (ecocombustibili).
La domanda di cereali a livello mondiale dovrebbe aumentare quest’anno di 22 milioni di tonnellate, di cui 16 saranno usati per produrre combustibili negli Stati Uniti e i rimanenti 6 per soddisfare la continua crescita di bisogni alimentari a livello mondiale.
In altre parole, l’appetito di combustibili per autotrazione sembra essere insaziabile. Il grano necessario per un pieno di ecocombutibile di un SUV potrebbe sfamare una persona per un anno intero. Con un pieno ogni due settimane e per un anno si darebbe da mangiare a 26 persone per lo stesso arco temporale.
Non so voi, ma personalmente lo ritengo “umanamente” immorale. Il costo in vite umane legato a questa corsa (e dietro ci sono molte multinazionali che lo fanno in nome di un profitto e non certo da ispirazioni di tipo ambientalista) di conversione di cibo in energia è troppo evidente.
Il problema non riguarda poi i soli cereali. La produzione di ecocombustibili sta sottraendo grano destinato agli allevamenti di bestiame e pollame (paesi come il Giappone, l’Egitto e il Messico stanno già risentendo in questo della riduzione dell’esportazione statunitense di grano, che rappresenta il 70% del totale a livello mondiale). Quindi per assurdo la quantità di cibo disponibile per la prima volta da quando esiste l’uomo sta diminuendo anziché aumentare (con una popolazione globale in crescita costante).
Quindi nell’aumento del prezzo del pane, che penso abbia pesato poco o quasi poco per la maggior parte di noi “fortunati”, ci sta dietro questa nuova competizione tra 800 milioni di proprietari di autoveicoli che vogliono mantenere inalterata la loro voglia di muoversi e 2 miliardi di persone in stato di povertà che vogliono semplicemente sopravvivere.

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