Un sassolino

di Camillo Posocco
Stanco di una tristezza strana, forse per gli eccessivi rumori, suoni, ed altri ritrovati della modernità, che impegnano con sgarbo i miei sensi e condizionano la mia mente. Nulla guida la mia mente verso pensieri sereni e di tiepida allegria, mi sento vuoto.
Cammino, senza decidere dove andare, ma sento che il mio cammino è guidato lontano dall’abitare verso luogo di calma e silenzio.
Un sentiero mi attira e mi lascio attrarre da una forza non mia ma invisibile come la gravità terrestre, e nel su andare, il frastuono diluisce in un silenzio agreste.
Dietro un breve colle, il sentiero sale e in questo salire mi lascio guidare verso una prossima altura che mi nasconde il dopo.
Un piccolo pizzicorino turba l’alluce del piede destro, mi fermo e mi siedo su un piccolo rialzo che il poi declina verso il basso.
Mi tolgo la scarpa destra ed il calzino del piede turbato, cercai la causa e trovai un angoloso sassolino. Lo guardai e dissi: così piccolo e dai tanto fastidio. Alzai il braccio per gettarlo lontano al lato sinistro della mia posizione; mi fermai con il braccio sospeso; forse per il pizzicorio o per la stanchezza non mi ero accorto che lì sulla mia sinistra , si stendeva una piccola valle a balze e rialzi che declinava verso una radura tra cespugli, alberi ed erbe incolte, dove un ruscello scorreva verso la pianura.
Trattenendo il sassolino, abbassai il braccio e mi lasciai assorbire da tanta bellezza. Il mio udito che si era rifiutato udire il progresso, si riconciliò con il tutto e si destò ad altre frequenze e, il silenzio, si riempì di canti e di richiami di uccelli diversi e si unì a fruscii di fronde di foglie accarezzate dalla brezza boschiva e dal sommesso gorgoglio del ruscello, il tutto accompagnato da odori e profumi assai diversi di quelli prodotti dalla civiltà moderna.
Nell’estasi di tanta bellezza, ai più oramai ignota e ancor peggio non capita, udii il gorgoglio del ruscello che sembrava dirmi: vieni a dissetarti, la mia acqua è fresca e pura. Mi appoggiai ad un rimbalzo del colle alle mie spalle e respirando con sete di purezza, spalancai gli occhi per ammirar al completo tanta bellezza.
Alzando lo sguardo verso il cielo, vidi uccelli di varie grandezze che volavano silenziosi e scivolavano con vibrazioni d’ala nello spazio a lor piacimento. Li osservai un poco poi chiusi gli occhi e volai e planai con loro lieto e felice.
Poi puntai in alto mentalmente verso l’azzurro e da lassù guardai il mondo e silenziosamente piansi.
Piansi nel constatare che tanta bellezza e dono, è trattata con ineducazione e disinteresse dall’uomo che con la sua presunzione si classifica civile.
Ma ecco che la mia tristezza per l’agire “umano”, si aggiunge un rumore che aumenta e diventa assordante, apro gli occhi e scorgo, in alto, un aereo di linea che transitava mentre con il suo rumore o risuono di motori, degradava ciò che nel silenzio era stupendo.
In tal frastuono la mia mente si fece partecipe, con visione mentale, della mia città. Rividi e risentii il traffico e i rumori accompagnati da nauseanti odori moderni.
L’aereo si allontanò portandosi appresso il suo frastuono e il silenzio mi riassorbì e, contento di essere ancora in luogo a godere di tanta serenità, guardai il sassolino che tenevo ancora tra le dita e nel ringraziarlo lo misi nel portafoglio, in una bustina trasparente nella quale, da molto, tengo una immagine di san Francesco d’Assisi.
Guardai bene quanto mi circondava, lo impressi nella mia mente e richiusi gli occhi, ripresi il volo con gli uccelli senza pensare alle violenze dell’umanità.
Mi trovai in un luogo senza tempo in uno spazio senza fine dove si intuiva l’eternità dell’anima.
Vagare per luoghi indefinibili dove il mio io, trova motivo in ogni cosa.
Poi in un sussurro, udii l’alito di un pensiero che mi confidava: “ti basta quanto or sai, ritorna, ritorna al tuo tempo e ignora ciò che lì accade".
Tutto questo, grazie ad un sassolino indesiderato che ogni qual volta lo guarderò, chiuderò gli occhi e spiccherò il volo verso la mia valle per inoltrarmi negli spazi senza tempo e senza fine.
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