15 aprile 2007

Nonsolopiazza ma un centro



di Paolo Posocco
(Foto: via Cappuccini, centro storico di Castelfranco)


Castelfranco si identifica con la sua piazza, è il suo simbolo nell’immaginario collettivo. Chi viene “da fuori” non può non visitarla. Ma guardar bene però questo atteggiamento è anche una deficenza di Castelfranco e mi riferisco al bloccare la propria identità più forte, il centro, alla facciata dei palazzi che incorniciano la piazza, al di là di questi edifici, se non già dentro, c’è una trascuratezza imbarazzante.
Le vie retrostanti la piazza come per esempio la storica bastia vecchia, non hanno nessuna identità e sono lasciate a se stesse nonostante una notevole potenzialità non solo estetica ma anche commerciale.
Quando si è avuta l’occasione di fare qualcosa di nuovo si è anche cercato il nome presitgioso: Mario Botta, ma non si è avuto poi il coraggio di dire “No grazie!!” quando si è visto il progetto. Non occorreva essere esperti per intuire che era poco funzionale al nostro centro, che richiedeva al posto di un edificio chiuso, una contro parte aperta alla piazza Giorgione, un bilanciamento spaziale che potesse dare risalto ad una zona da sempre erroneamente poco considerata. Una nuova piazza aperta sul castello che creasse un polo aggregante che portasse anche verso borgo Padova e zona stadio il centro della cittadina.
Si pensa al futuro di una città progettando uno sviluppo urbanistico funzionale alle sue esigenze di insieme di cittadini.
Facendo una similitudine con l’organismo vivente si parla spesso di “organismo urbano” che per crescere forte e sano vuole che il suo cuore e gli organi vitali siano sani e dimensionati con la grandezza dell’organismo complessivo e della sua crescita futura.
Vi immaginate per esempio una bastia vecchia e via San Giacomo con una libreria moderna, un ristorante, dei negozi e come dicevo in un articolo precedente senza tutti quegli orribili orpelli di cartelli e bidoni della monnezza; insomma una realtà che inviti a vivere le vie limtrofe alla piazza, se poi l’ex convento cappuccini e l’edificio contermine ospitassero un altra piazza con lo spazio espositivo che manca a Castelfranco, quello che è il cuore della nostra cittadina si ingrandirebbe, avrebbe più respiro, darebbe più opportunità e più identificazione, allora una espansione comincerebbe ad avere un senso ed un cammino più logico, e non un castello ed una serie di complessi residenziali distribuiti “ad minchiam” che creano una sub periferia anonima. Quello che vedo però invece è che le strade dietro la nostra piazza non sono altro che dei retrobottega... oltre i quali si vorrebbero tanti palazzoni!

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3 Comments:

At 09:08, Anonymous Anonimo said...

concordo con i retrobottega...anche perchè quasi tutto "oltre" sta divenendo retrobottega... un po' meno sull'idea polipiazza.
Tolto che L'A.C. le userebbe come santi parcheggi, alla base dovrebbe esserci un'identità da cives che manca e non appartiene più allo spirito delle piazze storiche...

 
At 15:53, Blogger abecevario said...

La menzione " identità cives" è giusta, ma considero che la sua formazione sarebbe facilitata in presenza di un contesto più stimolante e propositivo, dove ci siano opportunità formative. Diventerebbe così un rapporto simbiotico di crescita. Concordo totalmente sulla visione parcheggiocenrtica che ne avrebbe L'A.C. In effetti penso che i primi ad abbisognare di una forma di identità cives siano proprio loro. Però direi anche: "scegliamoli con più oculatezza dora in poi".

 
At 11:17, Anonymous Anonimo said...

You write very well.

 

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