15 marzo 2007

Bambine, ragazze, donne



di Fiorenza Valentini
(nella foto Kukama Curio, performance, 2004, Gherard Sekeoto Gallery, Johannesburg)

L’8 marzo, Festa della Donna. Ricorrenza che viene ormai ricordata in quasi tutto il mondo. Spendiamo poche parole su alcune riflessioni oltre a quelle (moltissime) che vengono dette e scritte ogni anno.
Grazie per le mimose, e per il regalino o la cena offerta dal compagno (o marito, oppure amico). Ma non si potrebbe fare in modo che la festa duri 365 giorni?, 366 se febbraio è bisestile. Insomma, che non diventi una cosa del tipo ‘A Natale tutti buoni’ (e il resto dell’anno continuate pure a fare le carogne).
Certamente noi donne non raggiungeremo mai una vera parità con il maschio, anche se in questi ultimi decenni siamo riuscite ad avere ruoli importanti e a gestire la famiglia (non tutte le donne) alla pari.
C’è però una differenza sostanziale che spesso ci pone in minoranza, per il semplice motivo che siamo noi a restare incinte, anche se a volte non desideriamo un figlio in quel particolare momento. Il fatto che la legge consenta l’aborto, con i giusti limiti, non risolve proprio nulla, anzi, spesso peggiora la situazione. Perdere un bambino spontaneamente è un grande dispiacere, dovervi rinunciare chirurgicamente pone notevoli problemi morali a tante donne (cattoliche o laiche non fa differenza). Non è come buttare un oggetto che non piace più.
D’altro lato, la facoltà di poter generare i figli – naturalmente con il contributo del ‘To-Zoo’ maschile – , ci pone in una sorta di universo misterioso e privilegiato, che è l’essenza della natura femminile. E non basta. Doppio o triplo lavoro, perché con un solo stipendio non si vive più decentemente e i figli costano; lavoro fuori, a volte a tempo pieno, e poi casalinga, mamma e moglie a casa, in caso di necessità anche infermiera in famiglia.
Oltre alla parità sociale, nel senso di venire finalmente trattate in ogni occasione come gli uomini, sarebbe utile che la donna mantenesse quelle doti di gentilezza, portamento, sensibilità e soprattutto quella grande prerogativa che le consente di comprendere la natura umana al di là di gesti e parole per altri incomprensibili.
La violenza sessuale sulle donne – spesso anche sulle bambine –, argomento che dovrebbe provocare notevole turbamento in qualunque persona animata da sani princìpi, rappresenta quasi certamente il più grande pericolo per il sesso femminile, molto difficile da prevenire e dal quale quasi sempre è impossibile difendersi. Speriamo che, visto il preoccupante aumento degli stupri – e non è dato conoscere quanti non siano stati denunciati – non solo per la strada e non solo da extracomunitari, lo Stato, le Regioni e chi di dovere si decidano a prendere seri provvedimenti allo scopo di proteggere donne e bambine, senza costringerci a portare con noi bombolette spray o taglierini che non sono affatto un sicuro deterrente, anzi, potrebbero addirittura scatenare l’istinto omicida nell’aggressore.
Un maschio che rispetta le donne, forse non si rende conto appieno di cosa significhi per una donna subire uno stupro. Queste vittime di una violenza tanto barbara resteranno segnate per tutta la vita e per molte di loro subentreranno disturbi psichici che causeranno profonde, spesso inguaribili, modifiche nell’Alter Ego, e quindi sul comportamento e nei rapporti con gli altri.
Questa specie di ‘maiali’ (chiedo scusa ai simpatici suini) che violenta le donne, se ha tanta voglia di animalsesso e non se lo può permettere nemmeno pagando, potrebbe ricorrere all’antica alternativa del ‘fai da te’, oppure intingere il ‘biscottino’ in una bambola gonfiabile. Oppure andare a farsi le pecore, che magari sarebbero anche contente.


Per chi vuol saperne di più

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