Capolavori di seconda mano

di Valeria Siviero
Esiste la bellezza oggettiva? I cosidetti “capolavori” sono riconosciuti da tutti e c’è un parametro che li rende tali, innegabilmente e indiscutibilmente?
Recentemente ho assistito ad un amabilissimo scambio di opinioni, perché di scontro non si può parlare, tra alcune persone che ritengo molto argute e ragionevolmente preparate su ogni argomento di cultura generale.
Tutto è partito dall’entusiasmo dimostrato verso un film che anch’io, dopo aver visto, concordo nel definire un “cult” nel suo genere, ossia “Frankenstein junior” di Mel Brooks (1974); che poi è solo un esempio indicativo per tutta una seria di considerazioni che ci sono state in seguito.
Non ci si aspettava certo di dare il via ad un’interessantissima diatriba quando, in modo del tutto naturale, qualcuno ha definito il suddetto film un “capolavoro”, termine che, istintivamente, ha lasciato perplessi alcuni interlocutori.
Fatto sta che il discorso si è allargato come un fiume in piena e il povero Frankenstein J. si è trovato in un batter d’occhio a dover fare i conti inizialmente con Fellini, poi con Mozart, la Gioconda, il Colosseo!
Non ci è voluto molto tempo prima che spuntassero vocabolari e manuali per escludere l’uno o l’altro punto di vista ed io mi sono immensamente divertita, ed ero anche compiaciuta, nel vedere come il nostro patrimonio culturale riuscisse a suscitare un tale fervore intellettuale.
In sostanza, chi ci dice che un film comico non possa essere un capolavoro nel suo genere? E cosa rende tale un altro? L’apprezzamento di massa, le implicazioni ideologiche, culturali, morali o storiche... la grandiosità delle scenografie, il budget? Il fatto che sia un film datato o in bianco e nero (per molti sinonimo di autorevolezza cinematografica)?
Poche settimane fa abbiamo visto “Susanna”, una bella commedia del 1938 di Howard Hawks con Cary Grant ed Katharine Hepburn, che forse non tutti includerebbero nell’Olimpo dei capolavori cinematografici, ma sentite come lo definisce il dizionario “Morandini”: “capolavoro della ‘screwball comedy’ degli anni ’30... modello di ritmo, intelligenza, lucidità nell’assurdo, ferrea concatenazione di cause-effetti comici, tecnica della caricatura...” e ben cinque stelline attribuitegli dalla critica.
Ho la sensazione che nell’uso comune, questa espressione sia usata solo in termini colossali, ma credo che in moltissimi casi, senza cadere nello sproposito, si possa parlare di capolavoro, ossia “un’opera di grande pregio, che eccelle o addirittura è la migliore tra quelle di un’artista, di un epoca, di un genere...”.
Potremmo rimanere ore a discutere sull’argomento senza arrivare ad una definitiva conclusione; infatti il nostro discorso ha poi divagato bellamente, toccando il concetto di arte, le differenze tra una creazione artistica, musicale e letteraria rispetto ad una geniale progettazione scientifica, in fondo entrambe partorite da menti ispirate.
Lavoro, fatica, genialità e impegno, ma anche l’amore e il sentimento di cui sono intrise molte realizzazioni, rendono un’opera unica nel suo genere.
C’è chi rimane estasiato contemplando una tela, chi si commuove ascoltando una musica sublime, chi si immedesima nelle rime di eccelsi poeti, chi può piangere o ridere ogni volta, come la prima, guardando un film, chi sgrana gli occhi di fronte ad un.... mi viene in mente solo... “capolavoro” dell’ingegneria...
E siamo anche noi a rendere tali tutte queste espressioni dell’uomo, ammirandole e godendo della loro bellezza senza stancarci mai, sia che ci facciano piangere, ridere, riflettere, ricordare.
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4 Comments:
Forse il concetto fondamentale e' il ricordo dei tempi passati, vedi anche Proust.
Ci si ricorda del bel tempo andato, quando si era giovani, e si mitizza di conseguenza, no?
Forse il concetto fondamentale e' il ricordo dei tempi passati, vedi anche Proust.
Ci si ricorda del bel tempo andato, quando si era giovani, e si mitizza di conseguenza, no?
Frankenstein junior è semplicemente strepitoso!
Manu
Frankenstein junior è (assieme ai Blues Brothers e molti altri) uno dei film che oltre a farmi spanciare dalle risate, mi hanno anche inciso la memoria in maniera indelebile.
ciao
Fiorenza V.
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