15 gennaio 2007

Di che vicino (di casa) sei?




di Fiorenza Valentini

Solo una famiglia che abita in una località isolata, come può essere una zona di campagna, non ha presumibilmente contatti con quelli che sono chiamati vicini di casa. Solitamente abbiamo tutti più o meno dei vicini, specialmente in questi ultimi anni in cui si sta edificando un po’ ovunque, dove le città hanno trovato una forte espansione verso zone periferiche che precedentemente erano utilizzate dalle coltivazioni agricole.
Naturalmente, visto che fortunatamente il mondo è assai vario, si può avere contatti più o meno cordiali o relazionali con diverse categorie di persone. Vediamo di descriverne brevemente alcune.
I ‘prestaioli’ sono quelli che vengono spesso a chiedere in prestito piccole cose, specialmente alimentari (due uova, un limone, una tazzina di zucchero, un poco di polvere di caffè, o altro), prestiti che vengono quasi sempre regolarmente restituiti. Se poi, sia in occasione della richiesta che della restituzione, si fermano a fare una chiacchierata, il prestito potrebbe essere solo una scusa per stare qualche minuto in compagnia, soprattutto se si tratta di persone che vivono da sole.
Gli ‘informatori’ si incontrano preferibilmente per la strada e si scambiano l’un con l’altro le osservazioni, spesso arricchite da particolari fantasiosi, riguardo a fatti o al comportamento di persone che vivono nel quartiere o nella stessa via.
Questi informatori a volte si traformano in ‘pettegoli’, dato che qualcuno di essi provvede a diffondere le notizie ricevute, arricchendole ulteriormente di particolari inventati, presso una cerchia di ascoltatori che, a sua volta, porterà a conoscenza di altri gli scoop sul vicinato come se fossero riusciti ad accedere a un sito protetto del Pentagono.
L’esacerbazione di questa categoria si può anche trasformare in ‘informatore-spione’. Gente che spia da dietro le tende o nascosta da siepi e recinzioni. A volte dotata di binocolo per vedere nelle case degli altri. Tutto ciò che vede o sente viene personalmente interpretato, mai in modo positivo, e riferito ad altri della stessa specie. Un consiglio: tenerli accuratamente alla larga.
I ‘rumorosi’ si trovano nelle immediate vicinanze, cioè al piano sopra al nostro o confinanti laterali. I rumori che arrivano dal soffitto giungono notevolmente amplificati rispetto a quanto se ne renda conto chi li provoca (è stato verificato personalmente). Insomma, se si fa notare con le buone maniere che sarebbe gradito un poco di riguardo, spesso la cosa si risolve senza traumi.
Vi sono vicini rumorosi che trascinano sedie e mobili (anche dopo le 23), lasciano che i bambini giochino in casa a pallone o con le biglie in vetro, fanno spesso feste – non solo quelle di Natale e Capodanno, durante le quali è plausibile tollerare rumori, musica, risate e botti –, litigano urlando e tengono il volume della musica al massimo.
Se la produzione rumorosa accade casualmente è generalmente tollerabile, anche perché sicuramente siamo anche noi – in quanto esseri viventi – produttori di una certa quantità di rumori, se invece è frequente anche in ore in cui sarebbe concesso riposare, o peggio si verifica per dispetto, a lungo andare potrebbe provocare disturbi al sistema nervoso al punto di prendere in considerazione l’idea di cambiare casa. Ma non esistono garanzie di capitare in un ambiente ragionevolmente silenzioso e tranquillo, poiché tutto il mondo è paese. Bisognerebbe comunque essere ragionevoli e rendersi conto che, a volte, siamo noi ad avere bisogno di assoluta tranquillità. Rimane sempre la scappatoia di andare a trascorrere un sereno periodo in un convento.
Chi scrive non voleva prendersela con nessuno, e tantomeno fare un’analisi psicologica di alcuni comportamenti umani: lo scopo di questo pezzo è solo quello di strappare un sorriso su certe situazioni che spesso non sono affatto gravi, forse dipende tutto – come sempre – dalla dose di tolleranza e di autocritica che possediamo.


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