Bond anno zero...zerosette

di Valeria Siviero
Agente 007 James Bond: un nome che evoca infallibilità, forza, astuzia, eleganza e fascino. Di tutti questi ingredienti si è servito Ian Fleming quando ha deciso di dare vita ad una specie di supereroe, seppure privo poteri ultraterreni, ma un uomo che non sbaglia mai.
Bè, quasi mai, perché l’ultima fatica cinematografica ispirata al primo romanzo di Fleming, ci mostra un Bond ancora alle prime armi, appena promosso agente 00, ossia con la licenza di uccidere, e solo successivamente egli diventerà l’infallibile che tutti conoscono e che sempre si aspettano di vedere, dopo la stereotipata serie dei precedenti venti film.
“Casino Royale”, con la regia di Martin Campbell, è appunto un ritorno alle origini dell’agente speciale Bond, pronto ad affrontare qualsiasi situazione, le missioni più spericolate e impensabili, ma... qui ci si presenta un novellino, le sue gesta sono rischiose e non sempre va tutto liscio come l’olio.
Abituati alle azioni impeccabili e alle “missioni impossibili” dal quale l’agente segreto ne usciva sempre con i capelli a posto e con le scarpe lucide, adesso ci sembra strano vedere il sudore sulla fronte di questo semi-dio ed è una novità restare col fiato sospeso nel vedere Bond in situazioni alquanto “scomode”.
Personalmente non mi dispiace che egli venga finalmente rappresentato come un essere umano, che può soffrire e trovarsi in serie difficoltà, che può perdere il suo proverbiale autocontrollo, perché a lungo andare può diventare noioso trovarsi di fronte un personaggio che si sa non subirà mai un graffietto.
Non che questa “smitizzazione” ci possa illudere di poter essere come lui, perché ovviamente ci vuole forza, coraggio e un fisico a dir poco atletico per compiere quelle imprese mozzafiato, ma trovo che averlo umanizzato a fatto scendere un po’ dal podio di eterno vincitore, abbia aumentato la sua credibilità come essere umano, in fondo vulnerabile, e quindi l’ammirazione per un personaggio in grado non tanto di fare tutto, ma di tentare tutto.
Inoltre l’attore che interpreta il nuovo 007 in “Casinò Royale” non segue i canoni estetici dei Bond precedenti; dopo le interpretazioni dei miti Sean Connery, Roger Moore e poi Timothy Dalton e Pierce Brosnam, corvini e con l’aria di “belli e impossibili”, ecco che inaspettatamente ci troviamo di fronte ad un biondino con gli occhi azzurri e quello che ormai era diventato un culto che ammetteva pochissime eccezioni sembra dirci che questo nuovo interprete non è adatto al suo ruolo.
Ma ricordiamoci che quest’ultimo film uscito da poco, è in realtà l’inizio di tutta la storia e Daniel Craig (alias James Bond) avrà sicuramente tutto il tempo per farsi conoscere ed apprezzare, tanto che persino dalle prime critiche è stato definito come uno dei migliori 007 della storia e destinato a durare nel tempo.
Ennesimo esempio, a mio parere, di come non sia necessario rimanere ancorati al passato o legati ai miti che riteniamo intoccabili, dato che ogni cosa ha un inizio e ogni eroe ha il suo “tallone d’Achille”.
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