Castel Franko Graffiti

di Stefano Ferello
Siamo circondati da segnali, simboli, scritte, immagini.
Ovunque guardandoci attorno vediamo qualcosa che vuole attirare la nostra attenzione, qualcosa che è comunicazione.
Ovviamente ci sono messaggi "tecnici": il segnale stradale, il semaforo, l'insegna commerciale, il cartellone pubblicitario, l'avviso di vendita/affitto di un immobile,...
Ormai questi fanno parte dell'abitudinario, l'occhio non si sofferma quasi più (beh, il semaforo sarebbe meglio vederlo!!!).
Ci si fa sicuramente più caso quando si va in una zona nuova, quando si percorre una strada per la prima volta.
Esistono anche altre comunicazioni, che soprattutto veicolano informazioni temporanee e variabili: sono le locandine e i manifesti, pubblicitari o culturali che siano. E, perchè no, anche gli enormi papiri di laurea o le piccole epigrafi rientrano tra queste forme di comunicazione.
Per recepire il messaggio, per acquisire l'informazione bisogna fermarsi e leggere.
Ed è una scelta decisamente facoltativa.
Manifesti e simili rientrano nel campo visivo, però la maggior parte delle persone non si fermano certo a leggere: per loro sono visioni di contorno, macchie più o meno colorate sui muri.
E il messaggio non arriva.
Esiste anche una forma di comunicazione praticamente abusiva e illegale e assolutamente originale e spontanea: i “graffiti”.
Il termine non è etimologicamente corretto, ma avete senz’altro capito cosa intendo.
E non alludo solo alle opere dei writers (quelli con la bomboletta spray, tanto per intendersi).
Alcune sono decisamente visibili e spesso hanno anche velleità artistiche.
La forma di comunicazione che hanno scelto è di forte impatto, anche se non sempre è comprensibile.
Spesso il messaggio è volutamente ermetico, ma ci sono sicuramente aspetti che vanno dal sociale al psicologico (disagio, ribellione,...).
I graffiti che più mi attirano sono però le classiche "scritte sui muri" spesso a penna o pennarello.
Le pareti e le panchine di ogni città ne sono pieni: stazioni (bus o treni), giardini, sottopassaggi, sono decorati (o deturpati) da decine di scritte.
Anche in questo caso, pochissimi si fermano a leggere, e se lo fanno è sicuramente prevalente l'atteggiamento di condanna: "Non si deve rovinare così la città!".
Ma questi graffiti cosa dicono, cosa vogliono comunicare?
Tutto e niente.
Frequentissime le offese, quasi a pari con i messaggi (più o meno) "d'amore".
Quasi sempre sono scritte di adolescenti che vogliono lasciare il segno, rendersi visibili ed in qualche modo eterni.
Sono al tempo stesso banali e intensi.
Trovo molto, molto interessante il linguaggio usato (ma su questo scriverò un' altra volta).
Vivo a Castelfranco ed anche in qui vedo graffiti urbani spuntare un po' ovunque...anche sulle colonne dei nostri beneamati portici.
Mi guardo intorno, osservo, noto queste le diverse forme di comunicazione, dai messaggi istituzionali-tecnici ai graffiti.
Eppure da un paio d'anni a questa parte, mi sono imbattuto in una forma di comunicazione che non saprei proprio come interpretare sia per forma che per contenuti.
E proprio per questo mi incuriosisce.
Su qualsiasi superficie appaiono in continuazione...rotoli di carta!
Non sono rotoli veri, ma disegni adesivi, sagomati con estrema precisione, che rappresentano uno o più rotoli di carta.
Potrebbe sembrare carta igienica, ma forse è solo il classico scottex da cucina rigorosamente bianco.
Cestini, cabine telefoniche, muri, segnali stradali, pali della luce e quant'altro sono etichettati e bollati da queste immagini.
Questa strana forma di comunicazione sembra frutto di un lavoro metodico, quasi professionale, scientifico, comunque studiato e "calcolato".
Non sporca in maniera irreversibile, non deturpa vetrine o spazi evidenti: è quasi discreto, per quanto visibilissimo.
Un po' come la firma che riporta.
Eh, sì! Perchè nel comunicare non so cosa, il "nostro etichet-bomber" si firma nel classico punto degli artisti: l'angolo in basso a destra.
Il suo nome: Franko.
Che vorrà dirci: Che il mondo va a rotoli? Che la sua vita va rotoli?
O che il mondo è "cacca" e quindi serve tanta carta igienica? :-)
Non saprei…
Come si dice: ai posteri, anzi ai poster, l'ardua sentenza !
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