ONE WAY. MY WAY.

di Stefano Ferello
Questa volta eccovi un pezzo facile, quasi banale, su un argomento trito e ritrito: il traffico.
Argomento pericoloso, visto che io abito in centro. E non uso l’auto.
Il mio pulpito potrebbe essere fazioso.
Eppure mi prendo questo rischio, sicuro di essere imparziale.
E’ un pezzo a senso unico (one way)…naturalmente a modo mio (my way) !
Vi siete accorti che a marzo qualcosa è cambiato?
L’aria è cambiata! No, non intendo l’arrivo della primavera….
In città hanno sperimentato il senso unico in un paio di vie del centro.
Per 3 settimane la diversa circolazione ha creato qualche scompenso, ma ha enormemente alleggerito alcune zone storicamente assediate dal traffico. E il pm 10 è calato!
Lo dico subito: sono d’accordo. Anzi, ERA ORA.
E non lo dico per vantaggio personale, che comunque non nego di aver avuto.
Credo sia stato un segno di civiltà, di progresso.
Finalmente ci siamo avvicinati a città degne di questo nome, dove le auto devono girare attorno e non entrare, dove viene favorito l’accesso al centro delle persone, ma non dei loro mezzi.
Ovviamente in un piccolo-grande paese della provincia veneta, sono piovuti critiche e commenti da ogni parte.
Anzi, vi invito a dire la vostra cliccando “comments” alla fine dell’articolo.
Ho trovato odiose le quotidiane interviste ai soliti “negozianti e baristi” che si lamentano sempre e comunque: d’altra parte hanno interessi economici in ballo e concepiscono la piazza come parcheggio e le strade come via d’accesso ai loro esercizi commerciali.
Anche cittadini “normali” si sono lamentati: infatti le auto, non trovando vie di sbocco, hanno invaso la quiete di zone residenziali limitrofe al centro, rendendole trafficate e inquinate.
Ognuno guarda al suo interesse e nessuno è disposto a sacrificare qualcosa per un bene comune.
Tutti si lamentano del traffico, ma pochi rinunciano all’auto.
Tutti vogliono diminuire le file di auto, ma nessuno accetta qualche auto in più sotto casa.
Devo essere sincero: non mi sono interessato più di tanto degli aspetti tecnici.
Sicuramente, pur essendo una sperimentazione, poteva essere studiata meglio.
Quello che mi interessa, è la decisione di base, il principio che dovrebbe sottendere e sostenere.
E’ soprattutto su questo piano che mi è parso un “papocchio”, una decisione né carne né pesce, tanto per dire:”abbiamo fatto qualcosa!”
Eppure in quelle 3 settimane vi siete trovati di fronte a un vigile o un segnale che imponeva un divieto: “Di qui non si passa”.
Ecco! La soluzione è tutta qui. Questa è la decisione fondamentale attorno alla quale si deve costruire tutto il resto !
Si deve avere il coraggio e la forza di vietare il traffico, anche se può sembrare impopolare.
Certo, non si può vietare e basta. Bisogna avvisare, comunicare, organizzare un’alternativa, investire tempo e risorse non per negare qualcosa ma per costruire qualcos’altro.
Quello che deve passare è il cambio di mentalità, non il cambio del senso di circolazione.
Vi ricordate come è stato introdotto il divieto di fumo nei locali pubblici?
Il ministro Sirchia ha fatto una legge chiara e semplice. E ha fissato, con quasi un anno d’anticipo, la data d’entrata in vigore del divieto.
Polemiche politiche, lamentele di commercianti e di fumatori, discorsi moraleggianti sulle limitazioni alle libertà dell’uomo, richieste di proroga….tutto inutile!
E trovo ancora oggi quasi incredibile che in un paese come il nostro, effettivamente dalla data prevista nessuno più ha fumato nei locali.
Insomma, quel ministro ha tenuto duro perché era convinto che fosse in gioco un bene comune, qualcosa ben al di sopra del vantaggio o svantaggio dei singoli.
E la gente si è adattata. E forse ha anche capito.
Certamente inquinamento da traffico e inquinamento da fumo non sono paragonabili su un piano diretto: una sigaretta è ben più piccola di un’auto e soprattutto non è l’oggetto/simbolo sul quale è costruito gran parte dell’economia e della mentalità di un paese.
Forse è per questo che tanti si lamentano
In realtà non ci si adatta. E tanto meno si capisce.
Per molti, lo sconvolgimento di mentalità sarebbe troppo grande.
1 Comments:
Caro Stefano, non ti nascondo che io come tanti mi sono lamentata. Per gli abitanti del Borgo Asolo è stato un vantaggio. Per tutti sarebbe stato un vantaggio, ma ... bisognava prevedere un circuito esterno più fruibile. Sperare che si usi meno la macchina è legittimo ma per il momento è ancora un'utopia. devi ammettere che quando devi gestire solo te stesso è un po' più facile.... diverso è aggiungere alle tue attività quelle dei tuoi figli piccoli che non sono autonomi (scuola, sport etc...). Sicuramente si è spronati a trovare soluzioni alternative alla macchina, ma, quando non si trovano, l'inquinamento si abbassa in centro, aumenta nelle vie secondarie e lo stress per la raddoppiata permanenza in auto sale a 1000! (15 minuti alle 18.00 per raggiungere la palestra dell'IPSIA da "Alessio Elettrosicurezza"; perchè in macchina ? perchè devi fare la spesa settimanale, "pesante", alla S. Bovo dove arrivi dopo altri 15 minuti!). Bisogna imparare a rinunciare a qualche comodità per la nostra salute e quella dei nostri figli...vero, ma difficilissimo. Ciao
Posta un commento
<< Home